L’industria dei talent

Negli ultimi anni, i talent show televisivi dedicati al mondo della musica, come The Voice, X Factor e Amici di Maria De Filippi, hanno guadagnato una popolarità straordinaria e hanno rivoluzionato l’industria musicale. Queste trasmissioni, che hanno fatto la loro comparsa sullo schermo in diversi Paesi del mondo, si sono rapidamente affermate come delle piattaforme uniche per scoprire e promuovere talenti musicali di ogni genere. L’impatto di questi show non si limita all’intrattenimento televisivo: hanno avuto un’influenza significativa anche nel mercato musicale e tra gli artisti, sia emergenti che affermati, trasformando la percezione del pubblico e la dinamica dell’industria stessa.
I talent show musicali hanno fornito una vetrina senza precedenti per giovani artisti emergenti. Questi programmi offrono ai partecipanti l’opportunità di esibirsi davanti a un vasto pubblico sia televisivo che non, oltre alla possibilità di tour e collaborazioni con artisti di spicco. Nel contempo, donano ai nuovi talenti un’esperienza formativa unica, insegnando loro le più vaste sfumature dell’industria musicale, grazie al supporto di mentori esperti. In questo contesto, i talent show musicali non sono solo programmi televisivi, ma vere e proprie scuole per artisti emergenti, che forniscono loro una solida base su cui costruire una carriera di successo nell’industria musicale.
Secondo un sondaggio di Yougov del 2018, metà della popolazione italiana dichiara di ascoltare artisti che hanno partecipato ad un talent show: ciò dimostra come, grazie alla loro esposizione mediatica, questi programmi riescano a trasformare i partecipanti da sconosciuti a celebrità nazionali.

Un caso esemplare è quello degli One Direction: Niall Horan, Zayn Malik, Harry Styles, Louis Tomlinson e Liam Payne. Nel 2010, partecipano come solisti all’edizione britannica di X Factor, ma grazie all’indicazione del giudice ospite Nicole Scherzinger, diventano un gruppo. Arrivano terzi, ma firmano un contratto da due milioni di sterline per la Syco di Simon Cowell.
Il quintetto inizia così a lavorare al proprio album e al primo singolo, “What makes you beautiful”, che viene pubblicato a fine 2011. Il successo della boy band nel corso degli anni diventerà planetario, tanto da riuscire a pubblicare un film sulla loro vita.

Ulteriore opportunità che offre il format dei talent è anche il contatto con utenti esperti del management e promozione: è il caso dei Måneskin, la band pop/rock romana che ha partecipato all’undicesima edizione di X Factor Italia. Il quartetto è riuscito ad emergere grazie all’approccio innovativo al genere del rock, nonostante il secondo posto.
Tuttavia, il loro talento non è l’unico ingrediente della loro fama: dalla loro estetica al packaging dei dischi sono anche un prodotto commerciale e di marketing attentamente costruito, volto a un target ben preciso, frutto di uno studio di mercato non lasciato al caso.
Infatti, dopo la vittoria all’Eurovision Song Contest 2021, la band ha deciso di affidarsi a Fabrizio Ferraguzzo, un manager di prestigio internazionale capace di consolidare il successo all’estero della band offrendo loro la possibilità di esibirsi in palchi mondiali. Ferraguzzo è stato tra i founder della creative media company Stardust, leader nel settore dell’influencer marketing.
La musica negli ultimi anni è cambiata: con l’avvento del digitale, il formato fisico ha subito un drastico calo delle vendite, provocando la chiusura di molti negozi di dischi.
I dati FIMI del primo semestre 2022 dimostrano come la maggior parte del guadagno sia ottenuto dal settore digitale, che copre l’83% del mercato italiano.
Grazie anche all’avvento dei social media, gli artisti hanno accesso a un pubblico globale: questo permette loro di costruire un seguito fedele e interagire con i fan, oltre che promuovere e diffondere la loro musica.
Prima dell’avvento dei social media, i musicisti dovevano superare molte barriere, spesso ostacoli finanziari, politici o sociali per ottenere una possibilità di farsi notare dalle case discografiche o dagli agenti.
La democratizzazione dell’accesso a internet ha cambiato le regole del gioco, poiché ha aperto le porte a una maggiore diversità e inclusività nell’industria musicale. Artisti provenienti da ambienti meno privilegiati o con storie di vita uniche ora hanno la possibilità di condividere la propria musica e le proprie storie con un pubblico più ampio. Questo ha portato a una maggiore rappresentazione di voci e prospettive diverse nella musica, arricchendo il panorama musicale globale.
Viste queste premesse sembrerebbe che nel mondo in cui viviamo il successo e la fama siano raggiungibili grazie a qualche clic sui social, ma la dura realtà è che per gli artisti emergenti la situazione non è idilliaca: le uniche entrate reali che hanno coloro che non fanno milioni di ascolti sulle piattaforme di streaming sono legate ai concerti e al merchandising, quindi prodotti come magliette, felpe, spille, che fanno la felicità di fan e collezionisti.

La musica contemporanea è anche un affascinante prodotto della creatività post-globale. In passato, le principali innovazioni musicali erano spesso legate a metropoli come New York, Londra o Berlino, ma oggi è evidente un cambiamento significativo. Per comprendere appieno l’evoluzione musicale odierna è fondamentale rivolgere lo sguardo verso altre città del mondo come Lima, Lagos o Yogyakarta, dove si stanno generando nuovi suoni e stili.
Le piattaforme permettono anche a questi artisti di ottenere visibilità, rendendo popolari quelli che prima erano considerati “artisti sommersi”.
Un aspetto interessante di questa evoluzione è un’attenzione e un apprezzamento maggiori per le musiche provenienti da diverse parti del mondo. In passato, tali generi erano spesso categorizzati sotto l’etichetta generica di “world music”, un termine che tendeva a ridurre la diversità culturale e la specificità di ogni tradizione musicale. Oggi queste musiche stanno guadagnando riconoscimento e apprezzamento in quanto tali, vivendo finalmente di una vita propria e non più relegate a una categoria marginale.
La Corea ne è un esempio lampante: oltre a cinema e serie tv, come il premio Oscar Parasite di Bong Joon Ho e la serie Netflix Squid Game, anche la musica della Corea del Sud, il K-pop è diventato da anni un fenomeno musicale da milioni di dollari. Si tratta di un mix di generi tra pop occidentale, hip hop, rock, dance, elettronica, R&B e country: una vera e propria sottocultura che definisce stili e mode sociali.

Una delle chiavi del successo del K-pop è la sua natura culturale. I gruppi e gli artisti non solo producono musica coinvolgente, ma definiscono anche stili e mode sociali. I loro video musicali sono caratterizzati da coreografie elaborate, estetiche visive uniche e una forte attenzione ai dettagli, che includono riferimenti culturali dell’estremo oriente. Ad esempio, molti video e performance incorporano elementi dell’abbigliamento tradizionale, l’Hanbok, o gesti simbolici che hanno significati profondi nella loro stessa cultura. Attraverso la musica, i fan internazionali possono immergersi nelle tradizioni orientali.
Un elemento cruciale del K-pop è la figura degli idol e il ruolo delle case di produzione. Gli idol sono giovani artisti che, spesso fin dall’adolescenza, intraprendono un percorso di formazione rigoroso e intensivo all’interno di agenzie di intrattenimento. Queste agenzie investono enormi risorse nella selezione, formazione e promozione dei loro talenti. Gli aspiranti idol vengono addestrati in diverse discipline, tra cui canto, danza, recitazione e lingue straniere, per garantire una preparazione completa.
Il sistema delle case di produzione è strutturato e competitivo. Le agenzie non solo sviluppano le capacità artistiche degli idol, ma curano anche la loro immagine pubblica, creando personaggi accattivanti e storie personali che attirano i fan. Le case di produzione pianificano meticolosamente ogni aspetto della carriera degli idol, dai debutti alle apparizioni televisive, dai concerti alle campagne pubblicitarie, assicurando una presenza costante nei media e nei social network. Questa combinazione ha reso il K-pop un fenomeno globale, superando i confini nazionali e conquistando fan in tutto il mondo, a dimostrare come la musica contemporanea possa essere un potente veicolo di diffusione culturale.
Il successo globale non solo di band come gli One Direction e i Måneskin ma anche di band coreane come BTS o Blackpink testimonia la rivoluzione che stiamo vivendo nell’industria musicale, grazie a talent show anche interni alle case di produzione.
Nonostante le sfide dell’industria digitale, questi continuano a democratizzare l’accesso al mondo musicale, arricchendo il panorama artistico globale con una maggiore diversità e inclusività.