Il rinascimento del fumetto

Quando si pensa al mondo del fumetto i primi nomi che ci vengono in mente sono Marvel, Tex o fumetti Disney, anche se questi sono solo una parte: da un paio di decenni sono sorti nuovi trend, come i webcomics, ovvero i fumetti online. Questi sono caratterizzati dall’auto-pubblicazione, quindi senza ricorrere a intermediari. Sebbene molti webcomics siano di livello amatoriale e aggiornati sporadicamente, alcuni sono più ambiziosi e hanno raggiunto un livello di successo tale da permettere agli autori di lavorarci a tempo pieno, grazie ai ricavi generati dalla pubblicità, dal merchandising e, in certi casi, dalle versioni cartacee.
La storia dei webcomic inizia nel 1986, con Eric Milkin, che pubblicò il suo fumetto “Witches” tramite CompuServe, un precursore di Internet che offriva servizi online. Il suo esempio venne seguito da molti artisti e negli anni ’90 negli Stati Uniti centinaia di fumetti furono distribuiti tramite internet, sebbene fossero perlopiù piccole strisce disegnate a mano, scannerizzate e poi caricate sul web.

Il boom dei fumetti in digitale arriva negli anni 2000, con la diffusione capillare di Internet. I webcomic cominciano a distinguersi dai fumetti tradizionali soprattutto per i tipi di storie raccontate, spesso strisce umoristiche sui temi più disparati.
Non dobbiamo però pensare ai fumetti solo come contenuti leggeri: andando indietro nel tempo si possono individuare esempi di fumetti che, pur senza l’intenzione esplicita di trattare temi sociali, hanno indotto i lettori a riflettere su questioni generalmente trattate solo in ambiti accademici o specialistici, offrendo spunti di riflessione su tematiche sociali rilevanti.
Un esempio è rappresentato dalle “drug issues” di Spiderman, dove il problema della droga veniva affrontato in modo diretto. Anche il fumetto italiano Diabolik, nello stesso periodo, toccava il tema della droga in alcuni suoi numeri.
Nonostante la questione sia trattata in modo a volte superficiale, questi fumetti creavano un collegamento con il mondo reale, richiamando l’attenzione su problematiche sociali che stavano causando cambiamenti significativi e spesso devastanti nella vita quotidiana.
L’inclusione di questi temi nei fumetti aveva l’obiettivo di portare alla luce questioni sociali, sfruttando la popolarità e l’accessibilità del medium per raggiungere un pubblico vasto e diversificato. Il risultato era una maggiore consapevolezza e un potenziale incremento dell’attenzione verso tali problematiche.
In tempi più recenti, invece, si ha lo sviluppo del graphic journalism, all’interno del filone del graphic novel. Il graphic journalism si serve del linguaggio del fumetto per raccontare fatti di cronaca usando metodi giornalistici come l’inchiesta e l’osservazione partecipante.
Viene pubblicato sia in forma breve su quotidiani e settimanali che in volume e in quest’ultimo formato viene spesso confuso con il graphic novel, che è una forma di racconto a fumetti attinente alla fiction, mentre il graphic journalism è non-fiction.

Un autore di questo genere di fumetti è Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, conosciutissimo in Italia. I suoi personaggi aiutano a riflettere sulle sfide della vita e sui cambiamenti, quasi come in un romanzo di formazione. Nei suoi libri sono affrontati anche temi rilevanti socialmente come il conflitto, le disuguaglianze, la giustizia sociale, la memoria storica. A partire dal novembre 2011 avvia un blog a fumetti, zerocalcare.it, in cui pubblica brevi racconti e il sito è visitato ogni giorno da migliaia di lettori. A fine del 2019 è riuscito a raggiungere il traguardo del milione di copie vendute dei suoi libri.
Anche i fumetti autobiografici stanno raggiungendo popolarità tra i webcomics, raccontando storie personali, di vita vissuta e con punti di vista unici.
Il fumetto autobiografico, in particolare, è una forma espressiva che gradualmente ha conquistato lettori sempre più adulti, abituati alla letteratura e a temi più complessi. Un esempio italiano di questo genere è la fumettista Josephine Yole Signorelli, il cui nome d’arte è Fumettibrutti.
I webcomic sono in crescita sin dalla loro nascita, ma il periodo della pandemia ha dato un notevole slancio al settore dei fumetti in digitale.
Solo nel 2020 i fumetti erano la quarta categoria di libro preferita dagli italiani. Gli autori italiani sono tra i più ricercati dagli editori internazionali, e nuovi temi emergono forti: sono tante le narrazioni di storie oltre i binarismi di genere, su tematiche LGBTQIA+. C’è grande attenzione anche alla lotta al cambiamento climatico e alla transizione ecologica.
Tutti questi movimenti culturali, istanze sociali e crescite commerciali trovano la loro piena celebrazione nelle varie fiere e festival del fumetto. In Italia i principali festival di settore oggi sono circa 35 e si riconoscono nel RIFF: Rete Italiana Festival Fumetto. Oltre che per il fine commerciale, agiscono anche come piattaforme culturali: attrattori di energie creative, aggregatori di operatori e di pubblici, protagonisti attivi dello sviluppo socioeconomico delle città, delle regioni e dell’intero sistema dell’industria culturale in Italia. Queste manifestazioni sono in grado di coinvolgere complessivamente ogni anno oltre un milione di presenze, attirando grandi percentuali da fuori regione o dall’estero, con un indotto economico e una ricaduta sui territori di diverse centinaia di milioni di euro.
Secondo una ricerca svolta da Fortune Business Insight, il valore di questo mercato a livello internazionale nel 2021 era di 7,36 miliardi di dollari e si pensa che entro il 2028 crescerà fino ad arrivare a 11,12 miliardi di dollari.

Anche Padova è un punto di riferimento per il mondo dei webcomics: nel territorio padovano è presente BeccoGiallo, una casa editrice specializzata nella produzione e nella pubblicazione di libri a fumetti. BeccoGiallo pubblica oggi una ventina di titoli all’anno, distribuiti nelle sue diverse collane, dal Graphic Journalism ai libri pensati per i bambini, dalle biografie alla fiction, fino al nuovo mondo dei Webcomics: di particolare rilievo è la traduzione italiana dei fumetti di Sarah Andersen.